Nomisma, il piano produttivo ha favorito la crescita del Grana Padano DOP

Lo studio presentato da Ersilia di Tullio di Nomisma dimostra che la produzione è aumentata del 6,6% rispetto al periodo 2016-2018

Il Piano produttivo del Grana Padano ha mantenuto negli anni il suo impatto “neutro” facendo progredire in modo costante l’offerta: da 4,91 milioni di forme, pari alla media produttiva del 2016-2018, è passata ai 5,23 milioni del 2021, mettendo a segno un progresso del 6,6%.

È giunta a questa conclusione l’analisi che Nomisma realizza ogni anno per verificare che il Piano produttivo «non renda indisponibili eccessive percentuali di formaggio». Lo ha spiegato Ersilia di Tullio, senior project manager di Nomisma, che anche quest’anno ha promosso a pieni voti il sistema di regolazione della DOP che rende possibile un aumento equilibrato della produzione in base alla domanda del mercato mantenendo soddisfacenti i prezzi.

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L’indagine è stata presentata all’assemblea annuale consortile del 24 maggio scorso assieme a uno scenario sull’attuale congiuntura del settore lattiero-caseario. Sempre lo studio di Nomisma ha risposto anche a un altro quesito, escludendo che il Piano produttivo possa danneggiare il commercio di formaggi diversi dal Grana Padano.

«Il Piano Produttivo approvato dal ministero delle Politiche agricole, forestali e alimentari – ha sottolineato il direttore generale del Consorzio di tutela, Stefano Berni – ci consente di governare la crescita e reperire risorse per continuare ad aumentare i consumi nel mondo»

Nel 2021 oltre il 60% del Grana Padano DOP prodotto dalla cooperazione

«Anche in un’annata ancora complessa come quella del 2021 la produzione – ha ricordato Berni – ha raggiunto 5.234.443 forme, mettendo a segno un leggero incremento, lo 0,16% sul 2020, a causa di un lieve aumento del peso delle forme».

La produzione nel 2021 si è divisa per il 37,28% a favore delle Industrie e per il 62,72% a favore delle cooperative. Guardando, poi, nello specifico alle aree geografiche si evidenzia che la provincia di Mantova, con 28 caseifici, ha prodotto il 30,40% del totale annuo. Seguono Brescia con 29 caseifici e una produzione del 22,06%, Cremona con 9 caseifici e il 17,46% e Piacenza con 20 caseifici e l’11,47%. Il Veneto, con 25 Caseifici (tenendo conto anche del latte veneto lavorato fuori Regione), ha prodotto il 15,49%.

In volata l’export di Grana Padano

Il settore lattiero caseario nazionale ha mostrato – ha sottolineato ancora Di Tullio di Nomisma – una grande capacità di raggiungere il mercato estero. In particolare, il Grana Padano ha messo in atto la strategia più corretta per arrivare a esportare bene».

La chiusura dell’horeca nel periodo pandemico aveva fatto crollare i consumi fuori-casa, che si sono poi ripresi debolmente nell’ultimo anno. «Per questo – ha precisato Di Tullio – occorre puntare sull’export per riconquistare le fette di mercato perdute in Italia dove, peraltro, il Grana Padano rimane il leader dei formaggi duri tipici con uno share del 47%. Le vendite all’estero della DOP hanno, infatti, ripreso a correre nel 2021 arrivando al 44% della produzione».

Dopo la pandemia, inoltre, anche i prezzi del Grana Padano sono cresciuti. Si sono registrate fluttuazioni di prezzo che hanno portato a periodi negativi nel 2020 poi recuperati nel 2021 per arrivare, in questi primi mesi del 2022, a prezzi record.