Berni: «All’allarme prezzi si aggiunge ora il conflitto in Ucraina»

Il conflitto, come spiega il direttore generale del Consorzio di tutela del Grana Padano, potrebbe generare nuova instabilità e frenare i consumi all’estero

«L’incremento dei costi di produzione, legato sia al costo aggiuntivo dell’energia che delle materie prime per le stalle e i caseifici, generava già preoccupazioni per l’impatto sulla produzione di latte e trasformazione e, quindi, probabilmente, anche a valle della filiera, per la tendenza al rialzo dei prezzi al dettaglio. Si riteneva che il consumatore avrebbe, di conseguenza, frenato sugli acquisti per cercare di ridurre le spese. Ora, però, con l’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo, il quadro si complica ulteriormente».

Lo ha sottolineato il direttore generale del Consorzio di tutela, Stefano Berni, facendo notare che, se prima dello scoppio del conflitto sembrava a portata di mano l’obiettivo fissato per il 2022, quello di far crescere i consumi di Grana Padano DOP salendo al 45% delle vendite export, in modo da compensare eventuali rallentamenti sul mercato nazionale, ora sarà più complicato fare previsioni.

La guerra in Ucraina potrebbe rallentare ulteriormente i consumi
«Il problema della guerra in Ucraina, così vicina tra l’altro ai nostri mercati export europei, appesantisce la congiuntura generale – ha continuato il direttore generale – perché anche il prodotto DOP più esportato al mondo, com’è il nostro Grana Padano, potrebbe risentire, inevitabilmente, del clima d’incertezza e preoccupazione generato dal conflitto».

Proprio ai Paesi europei sono destinati, tra l’altro, i maggiori volumi delle esportazioni di Grana Padano, con Germania, Francia, Svizzera, Regno Unito e Spagna tra i primi cinque mercati di sbocco del Vecchio Continente.

Anche negli Usa, terzo mercato export, si potrebbero avvertire i contraccolpi. «Ci si aspetta, pertanto – ha aggiunto Berni – un rallentamento dei consumi che, comunque, sarà, sicuramente, inferiore rispetto a quello dei prodotti non alimentari».

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Il direttore generale del Consorzio di tutela del Grana Padano, Stefano Berni

Nuove impennate nei costi dei fattori di produzione
«Il conflitto, seguito tra l’altro al periodo pandemico da Covid-19, è destinato a creare altre tensioni a livello mondiale, ad esempio sulla crescita del prezzo del petrolio e delle materie prime, come il mais che l’Italia acquista in Ucraina, nostro secondo fornitore nazionale, o sull’andamento delle borse a livello mondiale».

Non bisogna dimenticare, inoltre, fa notare sempre Berni, l’embargo imposto dall’Unione Europea alla Russia che nell’estate 2014 ha preso come contromisure i divieti all’export in Russia di prodotti agroalimentari di pregio della UE. E noi passammo da quasi 50.000 forme di Grana Padano DOP a zero in pochissimi giorni.